
Il nostro impegno verso un’economia sostenibile ci ha permesso di partecipare ad una delle lezioni del Corso
di insegnamento di Design del tessuto presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Gli argomenti
trattati nel seminario, tenutosi il 06 aprile scorso, sono stati quelli del Design tessile per il riciclaggio,
dell’upcycling e dell’economia circolare.
Antonio di Nuzzo, designer e fondatore di Second Life ha presentato l’azienda e l’intero progetto sul quale si
poggia, cercando di far conoscere il vero significato del second hand, del lavoro che si nasconde dietro questo
lungo processo e gli elementi alla base della cosiddetta economia circolare: Ridurre, Riusare e Riciclare.
Negli ultimi anni i prodotti di “seconda mano” sono considerati tutt’altro che fuori moda, avvicinandosi
sempre di più al concetto lusso e quindi di alta qualità. Il loro consumo è infatti in forte crescita ma, anche se
il cliente odierno è più responsabile e consapevole dell’impatto ambientale che l’industria tessile
comporta, solo in pochi si chiedono quanto l’industria della moda sia inquinante. Gli studenti
dell’Accademia, come d’altronde molti consumatori, non erano pienamente a conoscenza del fatto
che tale industria fosse tra le più inquinanti al mondo e che le produzioni tessili fossero così dannose per
l’ambiente in termini di consumo di risorse naturali, energia elettrica e acqua, processi di tintura, stampa e
finissaggio e smaltimento.
Per tale motivo, durante la conferenza si è cercato di trasmettere l’importanza e il nostro impegno non solo
verso il riciclo ma anche verso l’utilizzo di misure di prevenzione che mirano a minimizzare l’impatto negativo
del nostro business. Ricondizionare e riciclare non solo i materiali ma anche i prodotti già esistenti permette
così di dare un contributo all’ambiente e un esempio di comportamento.
Il second hand ha permesso alla moda e alla sostenibilità di essere due mondi compatibili; inoltre, non
solo ha democratizzato il piacere dell’essere alla moda (sdoganando il concetto dell’usato) ma ha anche
reso i capi di lusso accessibili ad un pubblico sempre più ampio; tale trend trasversale ha coinvolto i
clienti abituali dell’alta moda ma anche il semplice consumatore che desidera possedere un capo
d’èlite.
Ma oltre ad allontanarci da ciò che è l’iperconsumismo, perché non trasformare lo scarto in risorsa?
Antonio di Nuzzo crea i suoi prodotti con materiali destinati allo scarto; li rimodella e li trasforma in una
risorsa unica, in quanto sul mercato non si troveranno mai prodotti simili. In questo modo il ciclo di vita di un
prodotto si allunga e il pianeta viene maggiormente tutelato.
Sicuramente la strada da percorrere è ancora lunga ma lo sviluppo di nuove tecnologie ci porterà sempre di più
ad attuare soluzioni sostenibili.
Siamo stati lieti di condividere il nostro core business con l’Accademia di Belle Arti di Brera ed essere parte
di quel bacino di aziende che, nel loro piccolo, riescono ad attuare un cambiamento.
Ci vediamo al prossimo incontro!