
La realtà partenopea dal 2019 ha recuperato più di un 1 milione di chili di prodotti
Oltre un milione di chili di rifiuti tessili recuperati fino a oggi (a partire dal 2019) e trasformati in risorse per un futuro veramente sostenibile. È ciò che ha realizzato finora Second Life, realtà partenopea che opera nel settore tessile con focus sulla selezione e rigenerazione di calzature, pelletteria e accessori, la parte con la peggiore impronta ambientale. Per la sua storia e per i risultati raggiunti – ovvero aver rimesso sul mercato del “second hand” più di cinque milioni e mezzo di pezzi – l’impresa è una delle realtà più interessanti della Campania e del panorama Europeo.
I prodotti ricondizionati vengono venduti nei negozi o alle realtà b2b e b2c; attualmente Second Life dispone di diversi punti vendita in Campania (Napoli, Caserta e Maddaloni) e due negozi ad Amsterdam.
Identikit e storia
“Lavoro in questo mondo da quando sono nato – racconta l’ad Antonio di Nuzzo – perché già i miei nonni e i miei genitori se ne sono occupati. Ora siamo arrivati alla terza generazione. I miei nonni avevano iniziato nel secondo dopoguerra, con quelle che allora si chiamavano pezze americane”. Con il passare del tempo l’attività, da azienda di famiglia, è cresciuta, adattandosi ai cambiamenti normativi e legislativi. di Nuzzo sottolinea quanto ci sia la sostenibilità nel dna dell’impresa: “Nella nostra comunicazione non c’è alcuna finalità di greenwashing. Ci teniamo tantissimo e cerchiamo di farlo trapelare in ogni fase del nostro lavoro. Per noi si tratta prima di tutto di una questione etica”.
Una moda davvero etica
La missione di Second Life va oltre la semplice rigenerazione di calzature, pelletteria e accessori; la sua è una lotta quotidiana contro l’impatto devastante dei rifiuti tessili
sull’ambiente, un impegno per ridurre il conferimento in discarica e per cambiare il destino di questi materiali. Così come la sua visione si estende ben oltre la produzione di moda ecosostenibile: è una dichiarazione d’intenti contro lo spreco e l’inquinamento. Ogni prodotto rigenerato racconta una storia di trasformazione. Ma la vera magia avviene quando questi prodotti rigenerati raggiungono le mani dei consumatori, che non devono rinunciare all’eleganza: ogni articolo è una fusione di stile, qualità e responsabilità ambientale. Questa è la vera bellezza della moda sostenibile: la capacità di unire il rispetto per il pianeta con l’espressione di sé.
“Il nostro impegno per l’ambiente ci spinge a fare di più, a dare di più – racconta l’ad Antonio Di Nuzzo – e attraverso investimenti mirati stiamo lavorando costantemente al fine di ridurre la quantità di scarto prodotto dalle nostre lavorazioni. Attualmente siamo al 5%, ma il nostro obiettivo è arrivare il più vicino possibile allo zero waste”.
Educare al recupero con i giovani designer
Second Life è impegnata su diversi fronti, a partire dai progetti con le università e i giovani designer. “Vogliamo sensibilizzare sul creare moda a partire da materiali di risulta – afferma l’ad di Nuzzo – perché in questo modo cerchiamo di sensibilizzare i consumatori a una moda etica”.
Articolo di La Repubblica